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L’accettazione del rischio attraverso le parole di una canzone.

Nel mio ultimo post ho usato le frasi di una canzone per parlarvi dell’ansia e di come si può affrontare tenendo presente alcuni concetti importanti come l’accettazione del rischio. Vorrei oggi continuare il discorso interpretando le parole di un’altra canzone che spesso consiglio ai miei pazienti di ascoltare.

La canzone in questione s’intitola “Il gatto” ed è di Filippo Malatesta. Cito una frase in particolare:

“Non posso rimanere sette vite in un fosso……… Faccio un salto e sono di là ma qualche gatto non ce la fa. Ma è troppo forte il richiamo di lei, se perdo questa vita me ne restano altre sei!”

Questo testo personalmente l’ho interpretato così:

  • Nella prima frase ci vedo il classico dubbio che può assalire del tipo “mi butto in questa cosa o no?” e anticipa un po’ quella che sarà la scelta finale come se avesse già ragionato sulle possibili conseguenze. Se ci si butta c’è la possibilità di raggiungere il proprio obiettivo, se non ci si butta c’è la sicurezza matematica di non ottenere nulla e per quanta paura possa fare un salto nel vuoto, la domanda vera che si pone è … “Ha senso rimanere tutta la vita in un fosso, sicuro sì, ma un fosso? Non è sprecata la vita in un fosso?” Credo sappiate tutti rispondere da soli a questa domanda.
  • Nella seconda frase la scelta che era stata anticipata viene confermata. Il gatto fa il salto e a quel punto realizza ancora di più il rischio che sta correndo. Vede che ci sono altri che non ce l’hanno fatta ma ci prova comunque perché c’è una spinta più forte che parte da dentro. In questa canzone il riferimento all’attrazione sessuale ma anche all’amore in generale come motore delle scelte e delle azioni del protagonista è esplicitato chiaramente. Sesso e amore sono bisogni primari molto potenti per ogni essere umano ma ci sono molti altri scopi, desideri, passioni che possono spingerci e motivarci con altrettanta forza. Quindi i bisogni sono la nostra molla interiore, in gergo più semplice potrei dire, ciò che sentiamo nella pancia o nel cuore sotto forma di emozioni e di sensazioni e che si combina la nostra testa ossia il livello della ragione, del pensiero quando facciamo tutte le nostre ipotesi, deduzioni, elaborazioni e calcoli. Mettendo insieme tutti questi piani di solito arriviamo ad una scelta. C’è da tener presente però che a volte le nostre decisioni possono essere condizionate dalle nostre emozioni e in particolare i nostri ragionamenti possono essere distorti dalle nostre paure.
  • L’ultima parte della frase ci indica come possiamo superare le nostre paure, cioè tenendo sempre presente che se anche si dovesse commettere un errore, se anche si dovesse perdere c’è sempre la possibilità di rialzarsi e riprovare. Credo che questo sia un pensiero banale ma che le persone ansiose tendono a dimenticare. Ingigantiscono talmente tanto le difficoltà e i possibili esiti negativi che finiscono con l’arrendersi in partenza, con l’evitare, col nascondersi. Il fallimento, il rifiuto o la perdita vengono dati per certi e irreversibili, come se dopo non ci fosse più niente da fare. Non viene proprio in mente che c’è sempre un’altra possibilità anche se dovesse andare male, che si può sempre riprovare o si può cambiare. Questa canzone è un piccolo modo per ricordarlo invece!

Vi saluto quindi con il ritornello della canzone che potrebbe diventare uno spunto di riflessione per voi lettori e un mantra per tutte le persone ansiose. Meditate gente, meditate!

“Accetto il rischio, vada come vada, sono il gatto che attraversa la strada!”

 

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